sabato 23 febbraio 2013

Scrivere, per me, non è dissimile dal respirare

"Scrivere è per me il bisogno di rivelarmi, il bisogno di risonare, non dissimile dal bisogno di respirare, di palpitare, di camminare incontro all'ignoto nelle vie della terra", Gabriele D'Annunzio...
 
Mi è capitato molte volte, anni fa. Ma per un po' di tempo non è tornato, a tormentarmi.
Non sono sicuro che sia tornato, nè mi permetto di invocarlo. Ma lo temo.
 
Piove stasera, piove tantissimo. Sento i tuoni che esplodono fuori, ma non mi affaccio. Sento il volto che brucia, e sento qualcuno che discute, da qualche parte. Ma sento pure che mi manca molto dell'essere che dovrei. Ed è per questo che ho timore.
 
"Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!"
 
Ho il timore di aver perso (insieme a tutto il resto) un piccolo pezzo di cielo, che in fondo significa aver perso anche un pezzo di cuore. Ho il timore di aver perso la voce. Che probabilmente è l'unica cosa cui tengo di tenermi stretto, insieme alla "parola".
Ho il timore di aver perso la vista, e il coraggio di guardare in faccia l'alfa e l'omega delle cose reali. Ho il timore di aver perso il fiato, e di ritrovarmi ancora in pieno panico a fissare il soffitto con la testa tra le mani. Con la testa che sta scoppiando per una presenza eccessiva di pensieri assurdi.
Ed è quello che vorrei fare adesso.
 
"Il lato diabolico della malinconia è quello non solo di far ammalare le sue vittime, ma anche di renderle presuntuose e miopi, addirittura quasi superbe. Si crede di essere come Atlante che da solo deve reggere sulle proprie spalle tutti i dolori e gli enigmi del mondo, come se mille altri non sopportassero gli stessi dolori e non vagassero nello stesso labirinto"
 
Fino a non molto tempo fa, riuscivo perfino a vantarmi con me stesso di avere una pellaccia dura. Una pellaccia rafforzata dai tanti anni di miseria che mi erano caduti sulle spalle. Ero fiero di essermi rialzato, e di aver superato la mia personale sofferenza che ognuno nella vita è costretto ad affrontare.
Sì perchè chiunque deve prima o poi passarci. Ed averla già affrontata mi faceva stare meglio pensando al resto dell'esistenza.
Per la serie "il peggio è passato".
Ma non avevo messo in conto di dover salire ancora una volta sulla stessa croce.
 
"Bisogna toccare il fondo per risalire a galla"
 
Ho sonno.
E ho paura. Paura di perdere le poche certezze che ho. Paura di spostare la mia vita dal baricentro che negli anni sono riuscito a trovare. Paura di perdere quel sapore di vita amarognolo che m'è rimasto in bocca. Paura di sentire ancora una volta il fiato che si ferma al centro del petto, di sentirmi solo mentre cerco l'aria per respirare. Paura di sentirmi ancora una volta rinchiuso, in gabbia, mentre bevo una birra.
E di non trovare, in tutto questo, un lampo di luce che spacchi le nuvole nere che mi tormentano. E che mi indichi il sentiero per continuare.
 
"Ho una vita davanti" replicò Brida "E voglio viverla come tutti gli altri. Voglio poter sbagliare. Poter essere egoista. Avere dei difetti"

martedì 12 febbraio 2013

In ricordo di un'amica e di una compagna. Rosanna.

Ieri abbiamo fatto al Partito quella che per me è stata la prima riunione senza Rosanna Cimmino. Mi aspettavo che sarebbe stato estremamente difficile rientrare in sezione, senza di lei, pensare a una sedia vuota accanto a me, a non poter incrociare uno sguardo “complice” quanto il suo, andare fuori a fumare una sigaretta, da solo. Ma non avevo nemmeno idea di quanto fosse ancor più difficile.
L’assenza di Rosanna si percepiva in una maniera umiliante per i compagni. Sembravamo quasi silenziosi, e spesso lo eravamo davvero, ed era una situazione completamente paradossale se rapportata a una settimana fa.
A tratti sentivo persino il suo odore. La sua voce, la melodia della sua risata inconfondibile, mi risuonava ancora nelle orecchie. Ma lei non c’era. Non mi aveva avvisato, stavolta, della riunione. Non mi aveva telefonato stavolta, come faceva costantemente per chiedermi se ci fossi stato; non mi aveva mandato una mail per aggiornarmi sugli ultimi risvolti, per sfogarsi di un Partito che non va, per spronarmi a lottare per quello stesso Partito “che stanno distruggendo da tre anni”... Né mi aveva detto che non sarebbe più venuta.
Non ricordo sinceramente quale sia stata la vera prima volta che ho conosciuto Rosanna Cimmino, ma so perfettamente che non è essenziale ricordarlo.
Sono sicuro però del fatto che iniziai a conoscere meglio Rosanna in un’occasione particolare, la scomparsa di Pasquale Di Palma, noto esponente comunista sommese.
La scomparsa avvenne in prossimità del 25 Aprile e decidemmo per questo, noi del Partito Democratico, insieme ai compagni della Sinistra e dell’ARCI, di commemorare la sua persona in una iniziativa che unisse la sua memoria assieme a quella dei valori della Resistenza antifascista. Non avevo ancora partecipato (non essendone state indette) ad una sola riunione del Partito Democratico, malgrado ne fossi iscritto da più di cinque mesi; ma quando ci incontrammo nell’enoteca al Casamale, per discutere dell’organizzazione dell’iniziativa, constatai subito una perfetta sintonia con lei...
Era simpatica, era dolce e nello stesso momento determinata e battagliera. Completamente diversa dalla cattiva considerazione che allora avevo per i militanti del Partito Democratico, che a mio avviso stavano facendo scivolare il paese nella melma, con un atteggiamento apatico, contraddittorio e politicamente vuoto di uno spirito da concreta opposizione. E guardando i suoi occhi, ascoltando la sua voce, non mi spiegavo come fosse possibile.
Non ci vedemmo più per un po’ di tempo. La sezione del Partito restava immobile, e riunioni in cui anch’io, semplice iscritto, potessi partecipare non se ne vedevano all’orizzonte.
L’occasione spuntò quando, agli inizi dell’estate, Gino Cimmino, compagno di sezione e fratello di Rosanna, avanzò la sua candidatura alla segreteria provinciale del Partito. Non lo conoscevo, né sapevo che fosse suo fratello. Mi arrivò un messaggio in cui si invitavano gli iscritti cittadini ad una riunione, e naturalmente mi presentai.
L’unica persona che conoscessi quando arrivai in sezione era Rosanna. Fu lei a parlarmi di Gino, fu lei a parlarmi delle questioni interne al Partito e fu lei a chiedermi l’indirizzo e-mail per tenermi aggiornato.
Passarono i giorni, e ci sentivamo solo ogni tanto.
Iniziammo a sentirci e a vederci con costanza durante il periodo delle primarie. Fu lei, l’unica a ricordarsene, a informarmi con una mail che sarebbe stato possibile iscriversi all’albo degli elettori e che le faceva piacere rivedermi.
L’intero periodo delle primarie e delle parlamentarie siamo stati praticamente sempre insieme. Si era creata un’alchimia, una complicità inenarrabile. Dal punto di vista politico, si intrecciavano i nostri desideri di stimolare la partecipazione nella parte più giovane del paese, il bisogno di allontanare dalla politica gli interessi di parte e le politiche clientelari, la necessità di organizzare le primarie di coalizione a Somma e ricordo ancora il suo tono di voce quando mi parlava della battaglia per le primarie. Dal punto di vista umano, mi sentivo incoraggiato sempre a credere in me stesso, a lottare con le unghie e con i denti quando si aveva la consapevolezza di stare dalla parte della ragione, ma soprattutto a battagliare sempre contro l’arroganza, e le sue personificazioni, con impegno ed umiltà...
Rosanna era così, battagliera, decisa, caparbia, per lei era fondamentale che la partecipazione fosse stimolata in ogni caso e soprattutto che i giovani si sforzassero di partecipare alla vita politica. Aveva un cuore, una dolcezza, una simpatia e un’umiltà immensi! Abbiamo bisogno sempre più di nuove energie per dare forza alle idee è una frase che continuo a ripensare e sulla quale si sarebbe potuta fare un’enciclopedia. Me la scrisse durante il periodo delle primarie, quando mi disse che soltanto facendo tutto per bene, con linearità e trasparenza, si sarebbe stimolata la voglia di partecipazione.
Fece di tutto per mettermi in contatto con i dirigenti giovanili napoletani, perché pretendeva che anche a Somma potesse nascere l’organizzazione giovanile. Una giovanile che non guerreggiasse tra fazioni e componenti, ma una giovanile che entrasse con forza nello scenario politico, che facesse sentire a chi aveva orecchie per sentire le urla dei giovani schiacciati da una crisi di democrazia, di lavoro e di diritti. Un’organizzazione giovanile che per troppi anni era stata assente a Somma.
Non trovo ancora un senso a tutto questo, continuo a non capire perché Rosanna non ci sia più. Non capisco perché non mi telefoni per dirmi che dobbiamo organizzare la manifestazione, o che dobbiamo fare la battaglia per le primarie, o per ricordarmi che le incoerenze, i clientelismi, i familismi e l’arroganza si combattono con l’umiltà dell’impegno. Non me lo spiego. Ma continuo a sentire la sua voce. Continuo a sentirla che ci dice di impegnarci, in un paese lasciato nelle mani dei pagliacci e degli incompetenti; che ci dice di guardare sempre negli occhi, senza mai abbassare lo sguardo, e continuare, come lei, a sfidare le prepotenze con l’arma del senso civico...
Spiegare, o scrivere, quello che è nato in questi mesi tra me e Rosanna mi sta risultando difficile. Forse è praticamente impossibile trasmettere qualcosa che né le parole né l’inchiostro riescono a disegnare allo stesso modo dei miei occhi...
I miei genitori non sono mai stati particolarmente contenti del fatto che faccia politica attiva. Sono stati sempre i tipi da temere il fatto che un giorno possa avere bisogno dell’aiuto del grande politico di turno. Ed è una cosa che di fatto non ho mai sopportato. Con Rosanna avevo trovato quella mamma che s’interessasse dei miei studi quanto del mio pensiero politico; di come fossero andati gli esami quanto della considerazione che avessi di Matteo Renzi piuttosto che di Nichi Vendola; di cosa volessi fare un domani quanto della mia opinione sull’operato della segreteria del Partito.
E’ stata una batosta immensa perderti. Ho pensato di rinunciare alla sezione, alla politica, perché ormai avevo capito che non sarebbe più stata la stessa cosa, che era tutto finito. Ma ho pensato pure che sarebbe stato inutile. Ho pensato che ti avrei deluso e la tua voce mi rimbomba continuamente nelle orecchie con quelle maledettissime parole “Questo Partito deve cambiare”, “Giovà dobbiamo fare la battaglia per le primarie”.
Però mi manchi Rosà, e veramente non so più come fare senza te...
Ti voglio bene...
 
Giovanni